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Parlare di volare ai tempi del Coronavirus, in cui ogni mese falliscono molte compagnie aeree, può sembrare un controsenso o un atto “suicida”. Oggi quasi tutte le flotte sono a terra a causa della Pandemia e gli aeroporti sono vuoti. Dal 2017 ad oggi sono fallite oltre 20 compagnie aeree e qui ne rammentiamo qualcuna:

  • Flybmi Inghilterra
  • Germania Germania
  • Monarch Inghilterra
  • Air Berlin Germania                                       Assorbita da Lufthansa
  • Primera Danimarca
  • Cobalt Cipro
  • Azurair Germania
  • Small Planet Airline Lituania
  • Skywork Svizzera
  • VLM Belgio
  • Wow Air Islanda                                            Rilevata da Iceland Air
  • Alitalia Italia                                                   Vola con soldi pubblici
  • Thomas Cook Inghilterra
  • Aigle Azur Francia
  • XL Airways Francia
  • Adria Airways Slovenia                                Assorbita da Lufthansa
  • Flybe Inghilterra
  • Condor Germania                                         Vola con soldi pubblici

Prendiamo come esempio l’inglese Flybmi, che collegava il Regno Unito con voli interni e con città europee su rotte secondarie. La Compagnia disponeva di 17 aerei Regional (Embraer 135 e 145 da 37 e 49 posti) e nel 2018 (ultimi dati omogenei disponibili) ha trasportato 522.000 passeggeri.

Questi dati portano a questa verifica:

Ogni aereo ha trasportato 30.705 passeggeri nel 2018, che significa che ogni giorno ogni velivolo ha trasportato 84 passeggeri. Significa solo due voli al giorno…. Troppo poco.

Flybmi aveva anche accordi in codesharing con Lufthansa, Brussels, Air Dolomiti, Turkish, Air France e Loganair, ma se trasporti solo 84 persone al giorno il fallimento risulta inevitabile perché non riesci a coprire nemmeno il costo del carburante necessario a volare.

Altro caso simile riguarda la Compagnia tedesca Germania che aveva 28 aerei (Airbus 319 – 320 e Boeing 737) e trasportato 4 milioni di passeggeri. Anche in questo caso, effettuando le verifiche analitiche, risulta che ogni velivolo trasportava 390 passeggeri al giorno che corrispondono a tre voli. Anche in questo caso i numeri sono troppo bassi per poter coprire i costi del solo carburante.

Questi due esempi sono emblematici perché dimostrano che il minimo rialzo del prezzo del carburante e l’oscillazione dell’Euro nei confronti del dollaro, ha creato problemi insormontabili alle Compagnie che hanno dovuto dichiarare lo stato d’insolvenza e sospendere i voli.

La Pandemia del Coronavirus ha fatto il resto…..

Il discorso di Norwgian è diverso. La Compagnia scandinava ha lanciato i voli low cost sul lungo raggio tra l’Europa e gli Stati Uniti e si trova in forti difficoltà finanziarie. Il motivo delle difficoltà è da ricercare nelle scelte effettuate che hanno portato al taglio di alcuni collegamenti.

Chi effettua voli a lungo raggio deve avere aerei più grandi, e quindi più costosi, di chi fa tratte brevi, e gli investimenti fatti si sono rivelati insostenibili dopo l’aumento del costo del carburante.

Norwegian Airline

Inoltre, per garantire tariffe basse queste compagnie hanno puntato su un modello che prevede l’eliminazione delle classi business e l’arrivo in aeroporti più piccoli e spesso posizionati lontano dalle grandi città.

Questo modello di business ha funzionato per le low cost europee, ma ha privato le compagnie che fanno voli transatlantici di una tipologia di cliente fondamentale: chi viaggia per lavoro, che per le lunghe tratte preferisce ancora usare i più comodi voli delle grandi compagnie che atterrano in prossimità delle grandi città. Il Coronavirus ha amplificato i problemi esistenti.

Tutti questi fallimenti hanno un comune denominatore: riguardano Compagnie nate da relativamente poco tempo, che hanno cercato di crescere velocemente passando dai voli charter ai voli di linea e dalle tratte brevi a quelle a lungo raggio.

Ovviamente se il tuo Business Plan prevede un certo modello di Business e poi ne fai un altro, è facile avere problemi ed essere costretti a dichiarare l’insolvenza.

A discapito delle Compagnie inglesi occorre sottolineare che ancora oggi non esistono regole chiare create dalla Brexit che, dal 29 Marzo 2020, potrà creare ostacoli all’attività delle Compagnie britanniche nei voli all’interno dell’Unione Europea.

Capitolo Alitalia

Alitalia continua a volare grazie al prestito statale di 1,5 miliardi circa erogato in più tranches negli ultimi due anni. Con gli interessi, Alitalia deve restituire (o dovrebbe) quasi due miliardi allo Stato….

Il governo sta cercando di farla comprare a un consorzio guidato dalle Ferrovie dello Stato, che cercano un partner industriale. Dopo il ritiro di Air France-Klm, il cda delle Fs ha deciso di aprire una trattativa con l’americana Delta in tandem con EasyJet, rivelatasi poi un fallimento con il conseguente ritiro dei due vettori.

Anche Lufthansa è interessata, ma prenderebbe solo poco più di metà dell’attività di volo ed è stata, al momento, esclusa dalla trattativa. Intanto, Alitalia continua a bruciare cassa. A gennaio in cassa c’erano meno di 500 milioni, secondo le dichiarazioni dei commissari. Invece secondo fonti esterne la cassa effettiva sarebbe più bassa di quanto dichiarato ufficialmente. Fino a quando durerà?

Alitalia rappresenta una anomalia del mercato. In condizioni normali avrebbe dichiarato il fallimento già da alcuni anni ed ora vola solo grazie al continuo finanziamento pubblico. Avere i 2/3 della flotta in leasing e 11.000 dipendenti con poche rotte sul lungo raggio è un controsenso.

Alitalia è destinata a subire una drastica riduzione della flotta

Ora il nuovo Commissario Straordinario vorrebbe ridurre la flotta a 30 – 35 aerei (in pratica gli aeromobili di proprietà) e dismettere tutto il resto. E’ l’unica strada percorribile anche se rimane la questione del personale in esubero che ora, “grazie” al Coronavirus, si ritrova in cassa integrazione nella quasi totalità.

L’aumento del costo del carburante e la mancanza di piloti

L’aumento del costo del carburante nel corso dell’ultimo anno ha avuto il ruolo principale in questa crisi, ed è stato dovuto fondamentalmente alla riduzione della produzione di greggio decisa da alcuni paesi dell’Opec (l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio): i prezzi del greggio sono arrivati a 72 dollari al barile, il 18 per cento in più rispetto a due anni fa.

Nonostante la flessione del costo del petrolio nelle ultime settimane le preoccupazioni delle compagnie aeree continuano ad essere molto alte, soprattutto a causa delle tensioni tra Stati Uniti e Iran che hanno portato alla reintroduzione delle sanzioni che erano state cancellate da Obama, e che potrebbero portare in futuro a un altro aumento del costo del greggio.

La crisi del Coronavirus di oggi non è paragonabile a quella del 2008, che provocò il fallimento di oltre 60 compagnie aeree in tutto il mondo, ma per le piccole non sarà meno dolorosa. Se infatti le compagnie più grandi in questi mesi hanno saputo resistere all’aumento del costo del carburante, anche grazie agli ottimi profitti avuti negli ultimi anni, per le piccole compagnie si è trattato di un ostacolo in molti casi insuperabile.

La soluzione sarebbe alzare le tariffe dei voli, come hanno fatto quasi tutte le compagnie aeree nel 2018, ma in molti casi le più piccole non riescono nemmeno a coprire le spese per comprare il carburante necessario. Il carburante però non è il solo problema che le compagnie stanno affrontando in questo periodo.

Nel 2017 il numero di passeggeri ha superato gli 8 miliardi, come mai era successo prima, ma se la richiesta di voli è sempre maggiore a mancare sono i piloti. Boeing, il più grande costruttore al mondo di aerei, stima che nei prossimi venti anni serviranno 635mila nuovi piloti per i voli commerciali, ma addestrare nuovi piloti richiede molte ore di volo, e nel frattempo quelli che sono già abbastanza esperti sono pochi e molto richiesti dal mercato.

Altri studi dimostrano che nei prossimi venti anni, nella sola Europa, verranno aperte centinaia di nuove rotte che oggi non esistono (fermo restando il numero degli aeroporti). Ciò significa aerei e piloti.

Il quadro che si delinea per il futuro prossimo prevede l’assorbimento delle piccole Compagnie in difficoltà da parte delle grandi Compagnie o la loro chiusura. Ad approfittarne della crisi saranno quindi proprio le compagnie che operano sul corto – medio raggio, come Ryanair, e quelle più grandi che hanno una solidità finanziaria tale da resistere all’aumento delle spese.

Flybe. Fallita in seguito alla crisi del Coronavirus

Le compagnie più grandi saranno inoltre facilitate dal fallimento di quelle più piccole perché avranno meno concorrenza sul mercato. Questo potrebbe portare a nuove fusioni, dopo quella già avvenuta nel 2017 in seguito al fallimento di Air Berlin, la seconda più grande compagnia aerea tedesca, rilevata dalla sua diretta concorrente, Lufthansa.

Una volta terminata la Pandemia del Coronavirus, il trasporto aereo sarà per forza di cose ridimensionato a livello globale. Le Compagnie più grandi dovrebbero resistere all’urto mentre le più piccole saranno destinate a soccombere.

A presto… e continua a seguirmi su Poveryinviaggio.it

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